L’inserimento di un titolo rischioso in portafoglio: l’esempio del Bitcoin

“Il Genio informatico è uscito dalla lampada e non può farvi rientro”. Così si è espresso Paolo Savona, Presidente della Consob, a proposito del fenomeno della diffusione delle criptovalute.

Una affermazione sulla quale non si può che essere d’accordo, soprattutto con riferimento alla diffusione delle tecnologie legate all’introduzione della blockchain, ed allo sviluppo delle iniziative connesse al suo sfruttamento.

Le criptovalute, che hanno raccolto entusiastiche esaltazioni e durissime critiche per motivi direi quasi ideologici sin dal momento della loro introduzione, hanno evidentemente attirato l’attenzione degli investitori per l’eccezionalità dei risultati e sembrano anch’esse essere avviate verso il riconoscimento di una realtà sulla quale si possano fare dei ragionamenti.

E proprio  l’eccezionalità del comportamento delle criptovalute in termini di rendimento e di volatilità, può essere utile per analizzare gli effetti dell’introduzione di un asset estremamente rischioso e volatile all’interno di un portafoglio. Le considerazioni che seguono, fanno riferimento ad una analisi condotta da Adam Millson su Morningstar

https://www.morningstar.it/it/news/213904/come-qualche-Bitcoin-pu%c3%b2-cambiare—e-molto—un-portafoglio-60%2f40.aspx

in un articolo pubblicato lo scorso luglio,  nel quale si analizzano gli effetti della introduzione  di una piccola quantità di Bitcoin sul rendimento e sulla volatilità di un portafoglio con una composizione azionario/obbligazionario 60/40, utilizzando come base gli indici Morningstar Global Markets e Morningstar US Core Bond (due panieri ampiamente diversificati che rappresentano i mercati azionari globali e quello obbligazionario statunitense), ribilanciati mensilmente.

MIllson ha preso dunque ad esempio il Bitcoin, che con una capitalizzazione di mercato di circa 1 trilione di dollari, rappresenta ad oggi la criptovaluta con maggiore capitalizzazione sul mercato.

VOLATILITA’ E RENDIMENTO

Il prezzo del Bitcoin ha fatto registrare, come è noto, performance esplosive nel corso del suo recente passato. Si considerino i dati riportati nella tabella seguente, aggiornati all’ 11/10/2021:

PERFORMANCEVOLATILITA’
 RendimentiRange di prezzo  
 1 mese21, 50 %$41,248.32 – $55,426.313 mesi69,04 %
3 mesi68,38 %$29,827.09 – $55,426.316 mesi81,83 %
1 anno387,50 %$11,349.82 – $63,333.681 anno80,99 %
   2 anni564,77 %$4,993.74 – $63,333.682 anni73,25 %
     

Fonte: CMBI Index

Come si vede nel corso degli ultimi 2 anni il prezzo è cresciuto del 564%, negli ultimi 12 mesi il prezzo è cresciuto del 387%, nell’ultimo trimestre del 68%, e nell’ultimo mese del 21%.

Questo andamento è naturalmente accompagnato da una estrema volatilità del prezzo.

Secondo l’indice CMBI la volatilità ad un anno è pari al 80,99%, quella a 6 mesi del 81,83%!

Il punto è capire se, e come, l’inserimento di Bitcoin in portafoglio, possa contribuire al miglioramento della performance complessiva dell’investimento.

Una prima considerazione riguarda gli effetti dell’inserimento di una piccola percentuale di Bitcoin sul profilo di rischio complessivo del portafoglio.

Nel grafico che segue si dimostra come la “contribution to risk” dovuta all’inserimento di una quantità di Bitcoin pari a 1%, 2%, 5%, 10% e 25%, sottraendo alternativamente l’importo corrispondente alla componente equity o alla componente bond, cambi il profilo di rischio del portafoglio complessivo.

Figura 2

Come si vede l’introduzione di una percentuale pari all’1% o al 2% modifica significativamente il profilo di rischio complessivo del portafoglio, rispettivamente pari al 9% e al 24% del rischio totale (Figura 2), ma gli effetti sulla variazione della volatilità complessiva sono minimi, come mostrato nel grafico seguente

figura 3

E’ evidente invece come all’aumentare della componente Bitcoin corrispondano invece significativi aumenti del rischio totale del portafoglio. Un peso del 5% dei Bitcoin contribuisce per oltre il 60% al rischio totale del portafoglio e aumenta la volatilità di circa il 70%. Pesi del 10 o del 25% restituiscono un aumento di volatilità inaccettabile per molti investitori.

L’EFFETTO SUI RENDIMENTI

Ma che accade sul piano dei rendimenti?

Dice Millson: “Un portafoglio bilanciato con un’allocazione sui Bitcoin del 5% negli ultimi dieci anni fino a maggio 2021 avrebbe fornito un rendimento annualizzato del 15,4% nel caso in cui la parte dedicata alla criptomoneta fosse arrivata dalla quota reddito fisso e un rendimento del 15,1% se proveniente da azioni, ipotizzando ribilanciamenti mensili, ciascuno ha superato il rendimento del 7,3% segmento dal portafoglio 60/40.”

Fin qui l’analisi di Millson, il quale aggiunge anche l’ulteriore elemento della notevole decorrelazione, ad oggi, dell’andamento del Bitcoin rispetto al mercato obbligazionario o a quello azionario.

CONCLUSIONI

Dunque l’inserimento di un 5% di Bitcoin avrebbe più che raddoppiato il rendimento dell’investimento complessivo con un aumento del rischio complessivamente accettabile: un trade off molto vantaggioso da questo punto di vista.

L’analisi condotta da Millson è quindi certamente utile per fornire un esempio degli effetti positivi che l’inserimento di un asset rischioso offre sul rendimento complessivo del portafoglio.

Rimangono ancora due considerazioni da fare:

– la prima riguarda il periodo di riferimento sul quale viene rilevata la performance di portafoglio. Se infatti ha certamente senso considerare 10 anni come riferimento temporale per la valutazione dei rendimenti di un portafoglio “classico” 60 /40, la stessa considerazione perde valore per il Bitcoin, poiché questo significa praticamente considerare l’evoluzione dei prezzi, e quindi il loro contributo al rendimento complessivo del portafoglio, sin quasi dalla sua introduzione. Significa in altre parole prendere come periodo di riferimento un arco di tempo nel quale i prezzi hanno scontato anche una volatilità estrema dovuta alla relativa sottigliezza del mercato nelle sue fasi iniziali.

– la seconda riguarda l’analisi sul valore e sulle prospettive di andamento del valore del Bitcoin, e delle criptovalute in genere come asset class di investimento, che al di fuori di un’ottica puramente speculativa di breve, sono, a mio avviso, ancora estremamente incerte, essendo dipendenti da fattori esterni, quali ad esempio l’assetto regolatorio, o da fattori intrinseci allo stesso mercato. Insomma in questo caso, l’affermazione che i risultati passati non sono indicativi dei rendimenti futuri è da considerare con particolare attenzione.

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