Cresce di anno in anno la corsa degli investimenti ESG (Envirommental, Social and Governance), guidata soprattutto dal mercato europeo e da quello statunitense.
Secondo i dati riportati da Morningstar, nella sola Europa, nel periodo Aprile-Giugno 2020 i fondi ESG hanno catturato l’86,3% dei flussi netti globali, per un importo complessivo pari a circa 61,4 miliardi di dollari, seguiti dagli Stati Uniti con il 14,6% e 10,4 miliardi.
L’interesse degli investitori, soprattutto istituzionali, verso le tematiche ambientali o sociali, non è, evidentemente, dettato solo da motivi filantropici. Le performance degli investimenti in questo settore hanno già registrato rendimenti pari o superiori a quelli “tradizionali”; ma a trainare il settore sono, soprattutto, le previsioni di crescita nel medio-lungo periodo. Lo spiega in un interessante documento, Alessia di Noto, Analist Strategist per Deloitte sul Sole 24Ore
E tuttavia, mentre negli Stati Uniti già nell’Aprile del 2019 veniva creato un indice dello S&P 500 (paniere azionario formato dalle 500 aziende statunitensi a maggiore capitalizzazione) denominato “ESG Index”, in Europa il Parlamento UE ha approvato un regolamento per definire i criteri di classificazione degli investimenti ESG.
Nell’attesa della emanazione del Regolamento, previsto per l’inizio del prossimo anno, c’è dunque un problema di identificazione dei titoli, o dei fondi, che possano rientrare realmente nella categoria ESG.
La soluzione sta in primo luogo nell’attenta lettura dei prospetti informativi dei prodotti di investimento, (siano essi Fondi o Sicav o ETF), che dovrebbero essere sempre attentamente esaminati dall’investitore e che, in questo caso, danno una precisa indicazione delle strategie di investimento adottate dal gestore. Quali siano i passi da seguire lo spiega dettagliatamente Lucilla Incorvati sulle colonne del Sole 24Ore
https://24plus.ilsole24ore.com/art/investimenti-ecco-l-abc-saper-scegliere-prodotti-esg-ADSxeVp
