Il ritorno dell’inflazione
L’inflazione si sta riaffacciando alle porte dei Paesi sviluppati e, sebbene la maggioranza degli analisti ritenga che si ratti di un fenomeno temporaneo, i suoi effetti si stanno facendo sentire sul rendimento dei titoli di Stato sulle due sponde dell’Atlantico.
Sta di fatto che i primi effetti di un rialzo dei tassi si stanno facendo sentire sia in Europa che negli Stati Uniti:
il rendimento del T Bond decennale statunitense è aumentato nelle ultime 52 settimane da 0,831% a 1,776%, il, Bund tedesco di pari durata da – 0,643% a -0,064 %, il BTP italiano decennale da 0, 426 % a 1,289%.
Si tratta di incrementi ancora contenuti in assoluto ma che evidenziano una tendenza definita, anche se, di natura temporanea, che avrà i suoi effetti sulla politica espansiva delle Banche Centrali.
Dalla pubblicazione dei verbali del FOMC (Federal Open Market Committee), il braccio operative della FED, del 24 Novembre emerge la preoccupazione per l’aumento delle pressioni inflazionistiche in USA tanto da far ritenere alla maggioranza degli analisti che la riduzione del programma di acquisto (il c.d. “tapering”) di bond potrebbe terminare entro la fine di Giugno 2022. Un atteggiamento di politica monetaria meno accomodante è atteso anche da parte della BCE e appare condizionato però, sia in USA che in Europa dalla ripresa della pandemia e dai suoi effetti sulla ripresa economica. Un eventuale prolungamento delle condizioni di emergenza sanitaria potrebbe infatti prolungare ancora lo sviluppo di politiche monetarie espansive.
Le conseguenze
L’aumento dei rendimenti dei titoli di Stato sembra una buona notizia per coloro che potrebbero ritornare a trovare un po’ di rendimento nell’investimento in titoli di Stato Europei, specialmente con riferimento ai Paesi periferici dell’area Euro, che potrebbero vedere un ritorno a rendimenti positivi nel corso del 2022, mentre le prospettive potrebbero essere ancora migliori per le obbligazioni high yield nel settore corporate.
Una notizia meno buona, invece per coloro che sono già investiti nel mercato obbligazionario, particolarmente quello riferito ai titoli di Stato e che, se questo trend dovesse consolidarsi, vedrebbero inevitabilmente scendere, il valore dei titoli in portafoglio.
Un’occasione questa per riflettere sulla composizione della parte obbligazionaria del portafoglio, che rimane comunque uno strumento di stabilizzazione verso una possibile correzione del settore azionario legato all’evoluzione della crisi pandemica, ma che potrebbero consigliare un’analisi sulla opportunità di un riposizionamento verso duration e aree geografiche diverse.